HŌKI RYŪ - KATAYAMA RYŪ

Lo iaidō è l'arte marziale giapponese di estrarre velocemente la spada dal fodero e di parare e/o tagliare simultaneamente, come risposta ad un attacco improvviso.
Mentre la parola significa via, metodo, il termine iai può essere tradotto con le espressioni "stare insieme in armonia", "essere seduti in armonia", "unione degli essere viventi".
Per alcuni autori il termine iai è stato preso dalla frase giapponese Tsune ni ite, kyu ni awasu che significa "qualsiasi cosa stiamo facendo o ovunque noi siamo dobbiamo essere pronti ad ogni eventualità".
Il fine ultimo di questa disciplina non è solo quello di vincere un conflitto per mezzo della spada; ma con la pratica costante, mantenendo lo spirito vigile, percepire, ripristinare e conservare l'armonia, l'equilibrio in se stessi e nell'ambiente circostante.
Tale concetto è strettamente connesso al kanji bu ( 武 = marziale), componente di molte espressioni giapponesi relative alle arti marziali (budō, bujutsu, bushidō, bugei, ecc.). Il kanji è composto dai due radicali hoko ( 戈 = giavellotto) e yamu ( 止 = fermare), che danno il significato complessivo di "fermare le armi; le armi fermano".
L'essenza dello iaidō, e quindi del Budō, è racchiusa nella frase Saya no uchi de katsu, "vincere con la spada nel fodero".

Leggi online oppure scarica in pdf la traduzione ed il commento del documento Katayama

" Heisō Jirinden Furoku ".

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leggi il libro di Ōno Kumao hanshi “Hōki Ryū iaijutsu kyōsho”, 1976 - nella traduzione del M° Fausto Pegoraro

vedi un estratto del libro "Hōki Ryū iaijutsu", 1937, di Nakazaki Tatsukurō hanshi, Dai Nippon Butokukai

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hisayasu giovane

L’Hōki Ryū è noto al giorno d’oggi per essere uno degli stili di iaidō (tecnica di estrazione della sciabola) più antichi e prestigiosi tra quelli che, pur avendo origine nel periodo pre - Tokugawa (16° sec.), si sono tramandati fino ai nostri giorni.

Nato come metodo completo di combattimento con la sciabola e le armi in genere, ad uso della classe dominante dei Bushi, ha subìto nel corso della sua plurisecolare vita una progressiva riduzione del patrimonio tecnico, specialmente durante e dopo il secondo conflitto mondiale quando gli eventi bellici ed il conseguente sconvolgimento sociale causarono la perdita di numerosi centri di pratica.

Fortunatamente, non tutto è scomparso; il presente studio ha l’ambizione di ricostruire storicamente l’evoluzione della scuola, sulla base dei documenti originali conservatisi e degli studi ad essi dedicati.

Raccontare la storia dell’Hōki Ryū significa esaminare le vicende delle due famiglie che ad essa sono strettamente collegate: la Katayama del fondatore Hōki no kami Fujiwara Hisayasu e la Hoshino di Kumamoto (Kyūshū) che per secoli ne ha avuto la leadership dell’insegnamento.

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LA FAMIGLIA KATAYAMA

Katayama Hisayasu - chiamato inizialmente Katsujirō, oppure Tōjirō perché la madre sognò prima del parto che un fiore di glicine (tō, fuji) le cadeva in bocca - nacque nel 1575, discendente di Daigaku Hisa(tachi) Satoshi e Saheita Hisamichi. Giovane di spiccato talento, ben presto venne istruito al combattimento con la spada dallo zio Shōan (probabilmente un monaco buddista) che gli insegnò un antico metodo chiamato “koden juhattō no battō”, nel villaggio Katayama, provincia di Sunshū (parte dell’attuale Shizuoka-ken).

La teoria che vorrebbe Hisayasu allievo del mitico spadaccino inventore dello iai, Hayashisaki Jinsuke Shigenobu, sebbene molto diffusa, sembra ormai abbandonata dagli studiosi più attenti, anche perché nei documenti storici (densho) della famiglia Katayama non compare mai il nome di Hayashizaki, a differenza di quanto avviene per lo zio Shōan.

Attualmente, qualche studioso cerca di contemperare le due posizioni affermando che Shoan sia stato lo zio di Hayashizaki e non di Hisayasu.

Terminato l’addestramento con lo zio, Hisayasu visitò molte scuole di scherma per approfondire la propria conoscenza.

Non ancora soddisfatto, nel 1° anno Keicho (1596), all’età di 20 anni, si ritirò per una settimana di preghiera nel tempio Atago-Jinja dedicato alla divinità shintoista Atago, che sorgeva sulla montagna omonima nelle vicinanze di Kyōto.

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A conclusione del periodo di ritiro spirituale, l’ultima notte sognò il kanji “kan” 「貫」 ed ebbe in visione un vecchio saggio che gli insegnò un sistema di scherma chiamato “Atago tachi”.

(Poiché il cinghiale era l’animale sacro ad Atago-Shin, da allora nella famiglia Katayama vige la proibizione di mangiarne le carni.)

A seguito di questo evento misterioso Hisayasu decise di creare una propria scuola chiamandola 「一貫流」 “Ikkan Ryū”, (oppure Shingan Ryū secondo alcune fonti) che divenne presto famosa.

[N.d.A. – Sebbene i densho Katayama attribuiti al fondatore Hisayasu relazionino sull’esperienza di “gomori”, eremitaggio ascetico, avvenuto presso il tempio Atago-Jinja, nulla viene affermato circa la visione del kanji “kan”.
Secondo tali documenti l’esperienza mistica ha portato Hisayasu alla comprensione del principio denominato futō no kane, ovvero “la regola di non colpire”, strettamente correlata all’idea Jinmu Busatsu, “l’Imperatore Jimmu non uccide”.
Nei testi citati in bibliografia si inizia a parlare del kanji “kan” solo nel dopoguerra, dal 1975 in poi; fatto alquanto strano e meritorio di ulteriori indagini ed approfondimenti.]

Sempre nei densho familiari è registrato che Hisayasu apprese un sistema di combattimento “corpo a corpo” da Takenouchi Nakatsudaiyū Hisamori (1502-1595), fondatore della scuola Takenouchi Ryū, del quale sarebbe stato addirittura un fratellastro minore, in quanto nati da madri diverse.

L’insegnamento sembrerebbe esseree avvenuto nel 15° anno Keicho, 8 Agosto 1610, presente anche Tamiya Taima della scuola Tamiya Ryū, in occasione di un incarico governativo che era stato affidato ai tre.

Questo fatto – come il presunto legame familiare – pone alcuni dubbi, perché la data di nascita dei due presenta una differenza di circa 70 anni, tanto che si pensa che Hisayasu possa aver studiato non con Nakatsudaiyū Hisamori, bensì con il figlio Hisakatsu.

Comunque siano andati i fatti nella realtà, esistono in ogni caso alcuni elementi interessanti che testimoniano un possibile e stretto contatto tra le due scuole: ◇ nei nomi delle famiglie Katayama e Takenouchi è quasi sempre presente il kanji Hisa (Hisayasu, Hisamori, Hisataka, Hisakatsu, ecc.); ◇ sia la Takenouchi Ryū che la Katayama Ryū fanno risalire la loro origine ad una ispirazione soprannaturale avuta nel tempio Atago-jinja di Kyōto; ◇ esistono alcuni densho che confermerebbero lo stretto collegamento tra i sistemi di lotta kogusoku delle due scuole (chiamati anche kumiuchi, oppure koshi no mawari); ◇ nella tradizione della Takenouchi Ryū si afferma esplicitamente che la Katayama Ryū kogusoku sia derivato da essa; ◇ la tradizione orale racconta di una reciproco scambio di insegnamenti tecnici: lo iai ad opera della Katayama ed il corpo a corpo da parte del Takenouchi; ◇ secondo quanto scrive il famoso maestro di iaido del '900 Ōno Kumao, nel suo libro "Hōki Ryū Iaijutsu Kyōsho", Hisayasu e Nakatsukasadaiyū Hisamori ebbero una divergenza di opinioni sulla lunghezza della spada, preferendo il primo una lunghezza maggiore (un metro circa) perché più idonea allo iai.

Diventato insegnante di scherma dei fratelli Toyotomi Hidetsugu (1568-1595) ed Hideyori (1593-1615), figli del Kanpaku Hideyoshi, la fama di Hisayasu crebbe a tal punto che nel 15° anno Keicho (1610) fu invitato a corte ove mostrò al 107° imperatore Go Yōzei (regnante dal 1586 al 1611) i principi della sua tecnica denominati “iso no nami” (l’onda della spiaggia) e “hoko yamu no hō” (il metodo di fermare le armi).

L'imperatore fu così impressionato che conferì ad Hisayasu il titolo nobiliare Jugoige Hōki no Kami, ovvero signore della provincia Hōki (l'attuale Tottori), corrispondente al rango di daimyō. A seguito del riconoscimento imperiale, Hisayasu cambiò il nome della scuola da Ikkan Ryū ad Hōki Ryū, oppure Katayama Hōki Ryū, conservatosi fino ai nostri giorni.

Dopo la caduta del castello di Ōsaka sede della famiglia Toyotomi, nel 1615 Hisayasu si mise in viaggio verso il Sud del Giappone, soggiornando dapprima ad Aki (l’attuale prefettura di Hiroshima) ove prestò servizio presso la famiglia Asano. Alcuni autori riferiscono che Hisayasu abbia prestato servizio anche presso il clan Ouchi.

Durante tale periodo Hisayasu insegnò e conferì il diploma menkyo a Ōga Seiemon, samurai del clan Asano.

Successivamente, nel 2° anno Genna (1616) Hisayasu si stabilì a Suō nel feudo di Iwakuni (la parte sud della prefettura di Yamaguchi) nella provincia Chōshū, ed entrò al servizio del signore feudale Kikkawa Hiroi’e, percependo il compenso in natura (riso, alimenti, beni, ecc.) per il sostentamento di 10 persone. Qualche anno dopo sposò una giovane della famiglia Saeki che gli diede due figli.

In questo periodo di permanenza ad Iwakuni al servizio della famiglia Kikkawa, Hisayasu continuò ad approfondire l’Hōki Ryū ed insegnarlo a numerosi samurai.
Nel libro ”Bugei Ryūha Daijiten” di Watatani Kiyoshi e Yamada Tadashi, sono elencati i samurai che studiarono con Hisayasu:

Katayama Kurōzaemon Iemasa; Katayama Daigaku; Yamamoto Hisaya Masakazu (Kage no Ryū, feudo Yanagawa, Kyūshū); Nagai Sakunouemon I Hirokata, (Shin Ryū); Tamura Yaichiemon Kiyosato, ed in particolare Asami Ichimusai Yūji che diffuse l’Hōki Ryū nel Kyūshū dove diede origine a successive linee tecniche familiari quali la Noda-ha e la Kumagai-ha (il cui capostipite era Kumagai Gunji Naomichi), ancora attiva.

Secondo recenti studi (Tomoyuki Yokose, Nihon no Kobudō, Tōkyō, 2000) Hisayasu ha insegnato anche a Imaeda Yoshishige di Hōki (fondatore della Imaeda Ryū) ed al suo figlio adottivo Yoshitaka, i quali hanno conservato i principi appresi nella scuola familiare e nel suo sviluppo successivo Shojitsuken Rigata Ichi Ryū.

Infine, dopo una vita dedicata interamente alla spada, Hisayasu morì all'età di 76 anni, il 7 marzo del 1650, nella propria dimora di Iwakuni.

hisayasu anziano hisayasu tomba

Ad Hisayasu sono attribuiti numerosi densho: Heisō Jirin Ko Bokutō Gige, Taiken Hiketsu, Kahiroku Jirinden Shinkyōgo Kage, Tōryū Isshiden Mokuroku, Tōke Sōden Unun, Koshi Mawari Omote Kata Kuden Shūren Oboegaki.

Una questione controversa è quella relativa ai presunti collegamenti di Hisayasu con gli ambienti ninja del suo tempo.

A tale riguardo l’esperto giapponese Hatsumi Masaaki, fondatore dell’associazione internazionale Bujinkan ed attuale caposcuola di numerose tradizioni ninjutsu, afferma che Hisayasu sia stato il 18° sōke della Shinden Fudō Ryū Daken taijutsu, scuola creata nella metà del 12° secolo da Izumo Kanja Yoshiteru.

Questa ipotesi, però, non viene confermata da Nakashima Atsumi, attuale 10° sōke del Katayama Ryū kogusoku e kaiden della Shinden Fudō Ryū (nella foto, a sinistra, con Kumai sensei).

sensei

Nel 1989 Nakashima sōke ha pubblicato il libro “Hōki Ryū Jūjutsu Hiden Emaki” nel quale ha mostrato una parte del programma tecnico relativo al koshi no mawari, ricostruito utilizzando i documenti storici appartenuti alla famiglia Katayama..

Nakashima sōke, che vive ad Iwakuni, è anche la 57° generazione della scuola Tenshin Myōshin Ryū heihō, collegata alla Katayama Ryū; notevole è la sua esperienza in numerosi stili di jūjutsu (Nippon-den Tenshin Kōryū Kenpō menkyo, Asayama Ichiden Ryū menkyo kaiden, Tenshin Kōryū toritejutsu kaiden, Fusen Ryū menkyo kaiden).

Un particolare interessante, comunque, è il fatto che nei densho della scuola Shinden Fudō Ryū sia descritto un sistema di iaijutsu con una spada più lunga del normale e con accorgimenti tecnici (l’uso del fodero nell’estrazione e l’allineamento verso l’avversario della lama e dell’impugnatura nel rinfodero) simili a quelli in uso nell’Hōki Ryū.

Inoltre, lo scrittore Yamada Fūtarō nella sua opera “Ninpō Kenshi Den” annovera Hisayasu tra i maestri di scherma collegati al ninjutsu.

Non esistono, però, prove storiche documentali che possano avvalorare le ipotesi precedenti che, pertanto, per quanto intriganti, debbono essere considerate valutazioni del tutto personali.

E’ probabile, comunque, che Hisayasu abbia avuto qualche esperienza del ninjutsu, perché nel suo libro dipinto “e mokuroku” relativo al metodo “koshi no mawari” illustra la tecnica denominata “fui no raku jiaku” che consiste in un’azione di difesa contro un’aggressione improvvisa effettuata da un ninja.

Un altro tema meritorio di successivi sviluppi ed approfondimenti è relativo al legame che in qualche modo è esistito tra Katayama Hisayasu ed i personaggi storici che hanno calcato il palcoscenico giapponese in quegli anni particolarmente interessanti, che registrano la fine del periodo Sengoku Jidai, o degli stati combattenti e l’inizio della pax Tokugawa.

D’altronde la narrazione della vita di Hisayasu ci ha presentato la storia di un giovane guerriero particolarmente dotato il quale, dopo aver rivestito ruoli prestigiosi nel casato dell’allora shogun, aver ricevuto riconoscimenti imperiali, superato indenne una lotta dinastica furiosa, assistito alla caduta del suo tutore ed alla ascesa al potere del suo avversario, ha avuto la possibilità di trasferirsi con armi e bagagli in un territorio lontano centinaia di miglia dal suo paese di origine e lì trascorrervi in tranquillità gli anni della sua vita, fino ad un’età avanzata, lasciando una famiglia attiva ed una scuola di cui ancora oggi si studiano le tecniche.

Tutto ciò fa sorgere molti interrogativi ai quali è possibile fornire a grandi linee delle prime risposte, che lasciano intravedere una trama di avvenimenti e personaggi particolarmente stimolante.

Come la famiglia Katayama, anche la Kikkawa era originaria della provincia di Sunshū (parte dell’attuale Shizuoka-ken), derivando il nome da un villaggio sulla baia di Suruga.

Nel 1313 si stabilì nella provincia di Aki, villaggio Ōasa (oggi Kita-Hiroshima), prendendo possesso dapprima del castello di Marujō e poi di Ogurayamajō, prosperandovi con grandi onori e soddisfazione.

Fortemente temuti dalle altre famiglie dell’area per il loro forte spirito guerriero, i membri del clan vennero soprannominati “i dèmoni Kikkawa”.

Dal 1350 anche il potente clan Mōri si insediò nella provincia di Aki, iniziando un’opera di progressiva espansione e dominio su tutta l’area, causa di continue guerre con i clan rivali.

Nel tempo, le famiglie Mōri e Kikkawa, dapprima avversarie, diedero vita ad una stretta alleanza suggellata da scambi matrimoniali.

Nel 1522, Mōri Motonari (1497-1571), valentissimo generale, sposò la figlia di Kikkawa Kunitsune (1443-1531), il cui figlio a sua volta sposò la sorella di Motonari.

Inoltre, il secondo figlio di Motonari, Motoharu (1530-1586) venne adottato da Kikkawa Okitsune diventando successore alla morte, e quindi capo famiglia, nel 1550.

Motonari nel 1555 sconfisse l’esercito di Sue Harukata nella battaglia di Itsukushima. Dopo la distruzione della famiglia Amago, il clan Mōri prese il controllo di tutto il Chugoku, il Kyūshū del Nord e la provincia di Iyo, nell’isola Shikoku.

Motoharu nel 1566, dopo aver sconfitto il clan Amago con il padre Motonari, divenne reggente dei feudi di Izumo ed Hōki.

Motoharu divenne un famoso generale di Toyotomi Hideyoshi giocando un ruolo importante nella vittoriosa campagna militare dello Shikoku (1585).

Mōri Terumoto (1553-1625) nipote di Motoharu, poco prima della morte di Toyotomi Hideyoshi, avvenuta nel 1598, venne nominato uno dei 5 reggenti (con Tokugawa, Ukida, Meada, Uesugi) che amministrarono lo shogunato in attesa che Toyotomi Hideyori avesse l’età adatta per governare.

Nella battaglia di Sekigahara del 1600, conosciute le ambizioni di Tokugawa Ieyasu, Terumoto non seguì i saggi consigli del cugino, Kikkawa Hiroie (1561-1625) secondo figlio di Motoharu.

Terumoto, mal consigliato da Ankokuji Ekei, si schierò insieme ad Ishida Mitsunari contro Tokugawa, uscendone perdente.
Hiroie, invece, sperando di poter salvare i possedimenti Mōri-Kikkawa si accordò con Tokugawa per tenere fermi gli uomini dell’esercito Mōri durante la battaglia.

Tokugawa, però, non mantenne fede agli accordi.

In compenso affidò il feudo di Iwakuni ad Hiroie, che vi costruì il castello nel 1608 e ne divenne il primo reggente, fino all’abdicazione a favore del figlio Hiromasa.

Dopo questo breve excursus, ancora insufficiente su molti aspetti, è possibile ritornare alla famiglia Katayama.

Il figlio maggiore di Hisayasu, Hisakatsu, per motivi sconosciuti rinunciò alla successione della scuola Katayama Hōki Ryū e fondò un proprio stile denominato Katayama Shindō Ryū, dopo essersi trasferito a Edo (l’attuale Tōkyō), ove morì nel 1681.

Anche Hisakatsu ebbe numerosi allievi che a loro volta crearono scuole personali: Asaka Yazaemon Katsuchika (Asaka Ryū iai koshi mawari); Isoyama Shirōzaemon Chikamasa (Isoyama Ryū); Yamagishi Ichirōemon Nagasada (Yamagishi Ryū).

Invece, il secondo figlio di Hisayasu, Hisataka (1625 – 16 giugno 1699), ereditò lo stile e ne divenne il sōke. Hisataka, chiamato anche Ippei Ihei oppure・Rokubee, andò dapprima ad Edo. In seguito, dopo essere ritornato ad Iwakuni nei suoi ultimi anni, entrò al servizio della famiglia Kikkawa.

Così, la Katayama divenne l’unica famiglia di insegnanti di kenjutsu nel feudo di Iwakuni, di quel tempo.

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Ad Hisataka sono attribuiti i densho Katayama Ryū Jiyō Shūrenshō, Kenjutsu Mokuroku (Kahiroku), Heisō Jirinden, Tōryū Iai Heihō Jo Mokuroku.

Anche la fama di Hisataka, come quella del padre Hisayasu, crebbe così tanto che era soprannominato “piccolo Hōki”, a causa della sua bassa statura di circa 150 cm (5 shaku).

In particolare, l’opera Heisō Jirinden, scritta nel 1647 quando ancora era vivo il fondatore Hisayasu, può essere considerata una opera omnia:in quattro volumi, per circa seicento pagine complessive, Hisataka ha toccato tutti gli aspetti fondamentali della scuola, dai principi ispiratori alla tecnica.
Il primo volume tratta la teoria e lo iai; il secondo volume le questioni relative al kenjutsu ed alla strategia del combattimento; il volume terzo, il kogusoku, il gokui e gli aspetti teoretici del “ki”; il quarto volume contiene dei versi denominati “iai uta no sho” ed un riepilogo coordinato dell’intera opera.

Il testo Heisō Jirinden ha rappresentato la fonte di ispirazione delle opere successive nella famiglia Katayama.

In sintesi, si può decisamente affermare che il patrimonio tecnico della scuola Katayama Ryū sia stato completato nell’arco delle prime due generazioni.

Esso non riguardava solamente lo iai ed il kenjutsu, ma includeva anche il kogusoku – con la sezione di jōjutsu (bastone medio) - e lo shuriken jutsu. Inoltre erano studiati il sōjutsu (lancia) ed il naginata jutsu (alabarda), sebbene dalla fine del periodo Edo queste specialità non siano state più tramandate.

Il figlio di Hisataka, Daigaku Hisanari, nacque nel 1666, ma morì piuttosto giovane a 30 anni, il 1° settembre 1696. Dotato di un corpo imponente (circa due metri di altezza) ma di un carattere arrogante, ebbe numerosi contrasti familiari, per cui non succedette nella linea dei sōke.

NB - Hisanari, pur essendo il 3° capofamiglia secondo la "linea di sangue" non ricevette l' Isshisōden, cioè non divenne il terzo successore degli insegnamenti tecnici; da questo momento in poi, nella genealogia Katayama esiste uno sfasamento nella numerazione dei sōke

Il 3° sōke divenne, invece, Kazuma Hisayuki (1685 – 16 dicembre 1759), il figlio di Hisanari.

Chiamato inizialmente Tōhachirō, alla morte di suo padre fu affidato al nonno Hisataka che lo allevò nello studio della scuola.

Sposò una donna della famiglia Asuke dalla quale ebbe 9 figli, otto maschi ed una femmina.

Ad Hisayuki sono attribuiti i densho Katayama Ryū Kenjutsu Hisho, Iai Hō Uta no Sho, Katayama Ryū Kenjutsu Jo Mokuroku, Tōryū Iai Kenjutsu Rihō Menjō, scritti tra il 1711 e il 1714.

Con ilcaposcuola Risuke Hisayoshi – secondo figlio maschio di Hisayuki e morto il 2 dicembre 1798 - studiarono i samurai Hoshino Kakūemon, del feudo di Kumamoto (1776), e Kishi Genzō, del feudo di Hiroshima (1780).

A ricordo di questo evento, Hisayoshi scrisse il densho Kukamoto Hoshino Kakūemon - Hiroshima Kishi Genzō Sanchakushi.

I due samurai, che già avevano appreso il Katayama Hōki Ryū da altri maestri, perfezionarono le tecniche ed acquisirono la direzione della scuola nei propri feudi.

Poiché Hisayoshi non ebbe figli, il 5° sōke divenne il fratello minore Katayama Honzō Kaneto (Mujin) nato nel 1746, sesto figlio di Hisayuki.

Sposò una ragazza della famiglia Moriwake che gli diede ben cinque figli; tra questi nel 1790 Hisatoyo, futuro erede.

Chiamato all’inizio Kanji, Honzō Kaneto morì il 20 aprile 1798.

Katayama Tomoinosuke Hisatoyo, all’età di nove anni rimase orfano del padre Honzō Kaneto; alcuni mesi dopo morì anche lo zio Hisayoshi e pertanto venne cresciuto ed addestrato da altri due zii paterni, Ensuke e Yaheiji.

Chiamato comunemente Hisatoshi divenne il 6° capofamiglia nel dicembre del 1798; morì il 13 novembre 1846.
Hoshino Ryūsuke Saneju, figlio di Hoshino Kakūemon, nel 1804 visitò Iwakuni e studiò con Hisatoyo, che gli riconfermò la leadership nel proprio feudo di Kumamoto.

Poiché a quella data Hisatoyo aveva solo 15 anni, fu assistito dagli zii paterni e dagli allievi anziani.

A ricordo di tale eventoHisatoyoscrisse il densho Higo Kumamoto Hoshino Ryūsuke Shūgyō Nikki, che si aggiunseall’opera Iai Heihō Uta no Sho.

Con Hisatoyo studiò anche Hasegawa Tōjirō Tomochika, fondatore del Jikishin Jitoku Ryū. Un altro famoso allievo fu Uno Kintarō Shigeyoshi (1828 – 1867), celebre per aver catturato con gli hashi (bastoncini per mangiare) una mosca in volo e per le sue grandi doti di combattente, come si racconta nella cronaca del duello con il samurai Okumura Sakonta (1842 – 1903), del feudo Okayama, fondatore della rinomata scuola Okumura Nitō Ryū.

Nel mese di novembre del 1846 divenne sōke Katayama Honzō Hisatoshi.

Nato nel 1827, secondo figlio di Yamagata Chōhei, si chiamava Kanesuke e venne adottato da Hisatoyo nel 1844; morì nel 1890.

Durante la sua vita, nel 1847 venne istituita nel feudo di Iwakuni la scuola Yōrōkan. Nell’epoca di Honzō Hisatoshi terminò l’epoca Edo dei Tokugawa ed ebbe luogo la restaurazione dell’autorità imperiale Meiji.

La famiglia Katayama aveva sempre mantenuto un atteggiamento molto tradizionale nell’insegnamento e nella pratica della scherma (iai e kenjutsu), rifiutando ogni forma di modernizzazione che ne snaturasse i contenuti fondamentali.

Per questo motivo i vari capiscuola si opposero tenacemente all’introduzione dei combattimenti con le protezioni, chiamati shinai uchikomi, precursori del kendō moderno.

I Katayama sōke pensavano che l’uso continuativo delle protezioni e la sostituzione del bokutō con lo shinai portassero il praticante a ridurre progressivamente le capacità attenzionali, perdendo la capacità di intuire e prevedere le azioni dell’avversario.

Mentre gli altri insegnanti all’epoca presenti nel feudo di Iwakuni, quali i Katsura (Shinkage Ryū) e gli Ikada (Aishū Kage Ryū), si mostrarono interessati alla nuova moda, nella famiglia Katayama la forma di allenamento non venne cambiata.

Tale ferma posizione, però, non fu ben accetta da tutti gli studenti di Hōki Ryū, alcuni dei quali si allenavano in segreto allo shinai uchikomi andando in altre province a praticare il musha shugyo; tra questi c’era anche Hasegawa Tōjirō, noto per essere diventato un campione di shinai shiai.

A causa della disapprovazione della famiglia Katayama, con un solo provvedimento feudale vennero espulse 44 persone, tra le quali Hasegawa Tōjirō.

Nel corso degli anni seguenti, però, lo shinai uchikomi si diffuse su scala nazionale al punto che nel 1° anno Ansei (1854) venne bandita una gara ufficiale tra le differenti scuole di scherma, compresa la Katayama Ryū. Nell’anno seguente (1855), Katayama Honzō Hisatoshi in persona si recò nel Kyūshū dove studiò per circa un anno le nuove regole.

La trasmissione della scuola (nei suoi aspetti di iai, kenjutsu e kogusoku) è avvenuta con regolarità fino all'8° sōke (il nono se consideriamo la successione delle generazioni) Katayama Busuke Hisamichi.

Nato presumibilmente nel 1868, anche Busuke Hisamichi proveniva dalla famiglia Yamagata, come il suo predecessore, Honzō Hisatoshi, che lo aveva adottato; sposò Tami Mekada dalla quale ebbe un figlio, Tsutomu, che con la madre morì nel disastro nucleare di Hiroshima il 6 agosto 1945.

Busuke Hisamichi non avendo successori praticanti, nel 19° anno Showa (1944) poco prima della sua morte avvenuta ad Hiroshima il 2 settembre, donò i densho ed i documenti della tradizione familiare all’archivio Kikkawa Hōkōkai, oggi conservati nel museo pubblico Chōkokan di Iwakuni.

PS - Daecentissime informazioni è emerso un fatto straordinario: Busuke Hisamichi nel periodo dal 1938 alla sua morte aveva trasmesso tutta la tradizione Katayama ad una eminente persona del Kyūshū, presso la quale negli anni tra il 1969 ed il 1970 il Maestro Niwata Yoshiho di Osaka si era recato per circa un anno al fine di apprendere a sua volta il curriculum tecnico.

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Il museo, attualmente diretto dalla dott.ssa Satomi Okumoto, dispone anche di una galleria pittorica dei caposcuola della famiglia Katayama, di cui alcune immagini sono state riprodotte nel presente studio.

Chokokan

Nel 1892, eseguendo le volontà testamentarie del padre adottivo Hisatoshi, Busuke Hisamichi fece erigere nel parco pubblico Kikkō Kōen di Iwakuni (di fronte al museo Chōkokan) il monumento commemorativo “Jinmu Seitō Kinenhi”, di cui curò la stesura dell’epigrafe, che molto dettagliatamente narrava la storia della famiglia Katayama.

Nel 2000, in occasione del 350° anniversario della morte di Katayama Hisayasu, l’associazione Iwakuni Garyū Kai, di Hōki Ryū, ha pubblicato una trascrizione in giapponese moderno dell’epigrafe, in un pregevole makimono con tiratura limitata.

L’11° capo-famiglia, Katayama Fuku’o, nipote di Busuke Hisamichi, ora defunto, sebbene non praticante ha seguito con particolare attenzione le vicende relative allo stile.

Molto interessante è la sua introduzione storica al libro “Hōki Ryū Jūjutsu Hiden Emaki” di Nakashima Atsumi, al quale nel 1992 ha riconosciuto il titolo di 10° generazione di Katayama Ryū koshi no mawari e sōke di Hōki Ryū jūjutsu, per il prezioso lavoro svolto nella ricerca, salvaguardia e diffusione del patrimonio tecnico familiare.

La genealogia tecnica dei sōke nella famiglia Katayama è la seguente:

Katayama Hōki no kami Fujiwara Hisayasu -- Katayama Hōki Fujiwara Hisataka -- Katayama Kazuma Hisayuki -- Katayama Risuke Hisayoshi -- Katayama Honzō Kaneto -- Katayama Tomoi Hisatoyo (Hisatoshi) -- Katayama Honzō Hisatoshi -- Katayama Busuke Hisamichi

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IL PROGRAMMA TECNICO ORIGINALE

Al giorno d’oggi l’Hōki Ryū è noto per essere una scuola esclusivamente di iaidō, con un curriculum tecnico di 15 kata, suddivisi in due classi, che rappresentano la base minima comune a tutte le linee di insegnamento esistenti in Giappone ed all’estero, sebbene presentino qualche differenza esecutiva tra loro:

  • omote no waza: osae nuki, kote giri, kiri tsuke, nuki dome, tsuki dome, shihō kane kiri.
  • chuden no waza: hiza zume, mune no katana, ōkkake nuki, kaeri nuki, issa soku, mukō zume, naga rōka, kissaki gaeshi, shihō zume.

Gli omote no waza sono eseguiti in seiza (seduti in ginocchio), mentre i chuden no waza dalla posizione eretta tachiai, tranne i kata “hiza zume” e “mune no katana” ancora in seiza; “issa soku” e “naga rōka” sono eseguiti, invece, in tatehiza (seiza con il ginocchio destro sollevato e verticale, posizione chiamata da qualche autore iaigoshi).

Tutto ciò, però, non è che una sintesi effettuata dai membri della famiglia Hoshino, i quali, pur avendo studiato nel tempo con i sōke Katayama, potettero trasmettere solo una parte piuttosto limitata, seppure significativa, del mokuroku originale, molto vasto e complesso, senza, per questo, snaturarne i contenuti tecnici e filosofici essenziali.

L’esame dei Katayama komonjo (documenti antichi) ancora conservati nel museo Chōkokan e le ricerche condotte su di essi - specialmente ad opera di valenti studiosi come Asada Koichi e Wada Tetsuya - permettono di averne un’idea chiara e completa.

Il fondatore Katayama Hisayasu aveva elencato le categorie generali della scuola nel fondamentale documento Tōryū Isshiden Mokuroku, il quale, tramandato di generazione in generazione fino agli ultimi sōke, veniva da essi sottoscritto all’atto della consegna e dell’investitura come nuovo caposcuola.

Ma fu Hisataka che riorganizzò le singole categorie articolandole e classificandole per tipologia in due grandi sistemi: il Jo Mokuroku (catalogo iniziale, basilare) ed il Betsu Mokuroku (catalogo separato, aggiuntivo).

Negli scritti di Hisataka, Heisō Jirinden e Tōryū Iai Heihō Jo Mokuroku, il “jo mokuroku” era così formulato:

① omote gokajō

mukō no tachi, kote kiri, ura gachi, oshi nuki, iso no nami

② ura gokajō

yukiai, kaeri nuki, hidari zure, migi zure, ōkake nuki

③ ō hen hakkyoku

seigan, garyū, saryū, koran, uhotsu, sahotsu, sha, kōzan, konyū

④ iai hakkyoku hen

enpa, aiai, hiran, ranpa, kosō, ura no nami, saka nami, saka omo taka, uki fune

⑤ to no mono

jūmonji, uchi otoshi, yūmyōken, imuke kaeshi, shichyō no kaeshi, koe no nuki, taki nami, garyū okaeshi, kōyō sahotsu, kasumi, gyaku ken, mute kiri

⑥ kogusoku

tsuka dome

koshi no mawari

kumi uchi

atari

⑦ gokui

mukō nihō, waki nihō, bajō no nuki, kasumi sō makuri, yami no ya sagari, to iri, kodachi jitsu myōken, manji no kan, jitsugetsu huū hansui no koto

⑧ sansai no kane

metsuke kirin gyoku zui shintsū, mi no kane hōen kyoku chokuei, michisuji sandan

⑨ shūki

kō jū kō ge, sei yō no ki, kobyō no ki, kaichū no ki, futai no ki, akki

I gruppi da ① a ⑦ erano formati da kata, cioè da azioni tecniche prestabilite.

In particolare ① e ② comprendevano kata di iaidō, cioè di battō, estrazione veloce.

Erano eseguiti individualmente sia in seiza, che in tatehiza e tachiai e prevedevano lo studio delle estrazioni contro un bersaglio fisso chiamato iaidai, ovvero “macchina per lo iai”, ai tre livelli gedan, chūdan e jōdan e nelle varie direzioni dello spazio.

Il gruppo ③ era costituito da kata di combattimento a coppie (kumitachi) di tipo kenjutsu, in cui entrambi avevano la sciabola sguainata.

Il gruppo ④ era costituito da kata di combattimento a coppie (kumitachi) di tipo iaidō, in cui Tsukaite (colui che si difende e vince) aveva la sciabola nel fodero e si difendeva da attacchi di Aite con la sciabola sguainata.

Il gruppo ⑤ comprendeva 12 kata di kumitachi, di cui 6 tipo kenjutsu e 6 tipo iaidō, ai quali, nelle generazioni successive furono aggiunti altri 6 kata iaidō: ensō, zengo no teki, sayū no teki, sha batsu, atari kaeshi, kaeri tsuki ni hō kiri.

In tutti i kumitachi, i kata erano eseguiti nella posizione eretta e spesso la sciabola era sostituita dal bokutō, senza alcuna protezione corporea; nella maggior parte dei casi, i kata avevano una forma omote ed una ura.

La categoria ⑥ proponeva lo studio del combattimento corpo a corpo, con una numerosa varietà di kata così suddivisi nei 4 sotto gruppi: 15 nel tsuka dome, 7 nel kumi uchi, circa 350 nel koshi no mawari; la classe atari era un approfondimento degli atemi, le tecniche di percussione.

Dai documenti Katayama emergono altri sottogruppi di tecniche di tipo kogusoku, quali rin jutsu (9 kata/princìpi), jū ni yō (12 kata), shini hazushi (20 kata), mika no bu (11 kata), jū roku no tegumi (16 kata).

Complessivamente il kogusoku annoverava 173 azioni a coppia, di cui diverse con il , il bastone medio.

Il gruppo ⑦, gokui, letteralmente “aspetti essenziali, segreti”, era una specializzazione di alto livello sia nel kenjutsu che nello iaidō, riservata ad allievi anziani ed esperti.

A conclusione del “jo mokuroku” venivano studiati i princìpi strategici e filosofici negli ultimi due gruppi, sansai no kane e shuki.

Da un esame sommario del programma tecnico sopra esposto, emerge con chiarezza che lo iaidō ed il kenjutsu non erano tra loro separati, ma strettamente interconnessi, secondo il principio dell’ “ittai furi”, un corpo indivisibile, peculiarità del Katayama Ryū che sarà approfondita più avanti nel testo.

Il “betsu mokuroku”, cioè il catalogo aggiuntivo, complementare, era così composto:

① nitō kuzushi

tomoe, shiyō, sei setsu, shiki, komi tsuki, go en, ro

② ko bokutō

saza nami, to kake, itsu myō ken, on ken

③ meiken

tengan, ongan, chugan, kengan, sagan, ugan, jogan, seigan, rogan, ningan, chigan, ōgan

I tre gruppi comprendevano kata di kumitachi tipo kenjutsu, con le due sciabole nel ①, con il kodachi contro il tachi nel ②; mentre nel gruppo ③, corrispondente al gokui del “jo mokuroku”, si perfezionava la tecnica avanzata.

Un’attenzione particolare va posta al kata di iaidō denominato “kaishaku no tachi”, il kata dell’assistente al seppuku, perché se ne rintracciano i commenti teorici nei documenti, ma la corretta esecuzione è stata affidata alla tradizione orale ed è nota solo in rare linee tecniche, tra cui quella del Maestro Kumai Kazuhiko.

Grazie ai resoconti dettagliati scritti dai sōke Katayama in occasione delle visite di studio “hōmon shugyō” di Hoshino Kakūemon nel 1777 e del figlio Ryūsuke 27 anni dopo, nel 1804, è possibile conoscere come si svolgeva solitamente l’apprendimento del Katayama Ryū.

Dapprima l’aspirante allievo, presentato adeguatamente al capofamiglia, veniva valutato preventivamente dal clan nelle referenze e nei requisiti personali.

Se ritenuto affidabile, dopo un periodo di attesa (anche di vari mesi) l’aspirante veniva invitato ad Iwakuni, per partecipare ad una cerimonia ufficiale alla presenza delle autorità pubbliche e famigliari, oltre che ai membri del clan, durante la quale pronunciava una “promessa di impegno” che gli consentiva l’ammissione alla scuola.

Il neofita iniziava lo studio del “jo mokuroku” e gli venivano insegnati i kata omote di iai gokajō, ō hen hakkyoku, iai hakkyoku hen e to no mono; apprendeva, in tal modo, le basi dello iai e del kumitachi, iniziando dapprima dal kenjutsu.

Dopo questa prima fase, l’allievo, se meritevole e deciso a continuare lo studio, pronunciava una seconda “promessa di impegno” e veniva avviato alla pratica dei kata ura di iai gokajō, ō hen hakkyoku e to no mono.

A questo punto all’allievo venivano insegnati i kata omote ed ura del nitō kuzushi e ko bokutō, facenti parte del “betsu mokuroku”.

In genere il periodo di studio, più o meno lungo a seconda delle capacità del praticante, si concludeva con l’acquisizione del diploma “mokuroku”.

Seguivano, poi, gli allenamenti relativi al “kogusoku” ed alle tecniche superiori del gokui e del meiken, che conducevano al diploma “jun menkyo”.

Infine, si arrivava al diploma menkyo (kaiden) solo dopo l’approfondimento degli aspetti teorici ed esoterici della scuola, con i princìpi contenuti nel sansai no kane e nel shūki.

Come evidenziato all’inizio di questo capitolo, attualmente l’Hōki Ryū prevede solo i 15 kata di iaidō attribuibili alla linea tecnica Hoshino.

Sono noti diversi kata superiori okuden del mokuroku originale e qualche gruppo giapponese pratica anche alcuni tipi di kumitachi.

Piuttosto limitata, invece, è la pratica del kogusoku, la cui riviviscenza è stata attuata da Nakashima Atsumi sōke, sulla base dei documenti antichi e recuperando le tracce rimaste in alcune scuole nell’area di Hiroshima ed Iwakuni.

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LA FAMIGLIA HOSHINO

Estintasi la linea tecnica connessa alla famiglia Katayama - sebbene tuttora siano rimasti dei focolai specialmente nella zona di Hiroshima ed Iwakuni - la trasmissione dell’Hōki Ryū nei tempi moderni è stata effettuata quasi esclusivamente dalla famiglia Hoshino del feudo di Kumamoto, tanto che può anche essere chiamata Hōki Ryū Hoshino-ha.

La famiglia Hoshino è stata famosa per l’insegnamento dello iai, insieme alle tecniche di naginata e kusarigama (falcetto e catena) della scuola Yoshin Ryū e di jūjutsu della Shiten Ryū.

E’ opportuno ricordare che nel feudo di Kumamoto l’Hōki Ryū era stato portato da Asami Ichimusai, allievo di Katayama Hisayasu, ed aveva dato origine ad altre linee di insegnamento (Kumagai-ha, Noda-ha, ecc.).

La scuola era diventata così popolare che Hosokawa Tadaoki (1564-1646) soprannominato Sansai, padre del primo daimyō, arrivò a progettare una montatura della spada, chiamata Higo koshirae, al fine di utilizzare lo iai anche sui campi di battaglia.

Come precedentemente accennato, il samurai del feudo di Kumamoto, Hoshino Kakūemon Sanesada - che aveva già appreso i fondamenti dell’Hōki Ryū iaijutsu da Eguchi Kinai - nel 6° anno An’ei (1777) soggiornò ad Iwakuni per un breve periodo di due settimane allo scopo di perfezionare le tecniche con Katayama Risuke Hisayoshi e, principalmente, per ricollegarsi alla famiglia del fondatore, fatto di rilevante importanza nell’ottica della legittimazione del proprio sistema tecnico.

Secondo quanto è riportato nei documenti Katayama, Kakūemon scrisse una prima lettera a Katayama Risuke il 18 luglio del 1776. Dopo circa un anno di corrispondenza, il 22 giugno del 1777 prese alloggio in una dimora appositamente predisposta nel centro di Iwakuni ed il giorno successivo incontrò per la prima volta Katayama Risuke.

Il 28 giugno Kakūemon entrò ufficialmente nella scuola, ma il periodo di allenamento fu di soli 3 giorni, esattamente il 29 giugno, il 2 ed il 3 luglio; la sera stessa dell’ultimo giorno di pratica espresse il desiderio di ritornare a Kumamoto, che si concretizzò il successivo 5 luglio dopo lo scambio reciproco dei doni ed il ricevimento dell’ ”attestato di frequenza”, per così dire.

Kakūemon,  quindi, non studiò il mokuroku completo, ma solo la parte omote del “jo mokuroku” (iai gokajō, ō hen hakkyoku, iai hakkyoku hen, to no mono) tralasciando, così, una rilevante fetta del curriculum.

Kakūemon morì il 25 febbraio del 1791, all’età di 69 anni.

Gli successe Seki Gunma Kei Takashi.

Negli anni seguenti, diversi maestri della famiglia Hoshino andarono ad Iwakuni per perfezionare lo iai con i capiscuola Katayama dell’epoca.

Ad esempio, nel 1804 Hoshino Ryūsuke Saneju (1758 – 1837), figlio di Kakūemon, studiò in profondità il Katayama Hōki Ryū con Katayama Tomoinosuke Hisatoyo.

A differenza del padre, Ryūsuke soggiornò ad Iwakuni piuttosto a lungo, dal 9 novembre all’11 dicembre 1804.

Dopo un mese di assenza, durante il quale si recò ad Ōsaka per incontrare alcuni allievi, Ryūsuke ritornò ad Iwakuni per continuare gli allenamenti pratici dal 23 gennaio al 4 febbraio 1805, giorno in cui ricevette il diploma “mokuroku” dal sōke Katayama.

Dopo aver ricevuto il diploma, poté assistere alle dimostrazioni di parecchi kata superiori (okugi) e porre domande su una parte dei kata dei sistemi tsuka dome e koshi no mawari inclusi nel kogusoku.

Il giorno 8 febbraio, Ryūsuke, nel corso di una visita ufficiale presso i propri alloggi, ricevette il documento “kotei tsuke”, ovvero la registrazione del suo nome nel novero degli allievi anziani.

La partenza alla volta di Kumamoto, programmata per il 9 febbraio, a causa di una forte nevicata fu rinviata al successivo 11 febbraio 1805.

Il successore di Ryūsuke divenne Hoshino Shirōzaemon Joun Sanenao (1805 – 1882).

Nel periodo Bakumatsu (fine dell’era Tokugawa), il nuovo capofamiglia Hoshino Kumon Sanenori (1837 - 1916) soprannominato Tamai, aveva ricevuto tutta la tradizione familiare dell’Hōki Ryū iaijutsu, dello Yoshin Ryū naginata jutsu e Shiten Ryū kumiuchi dal padre Joun Sanenao.

Uomo dal talento marziale eccezionale, Kumon all’età di 21 anni era diplomato anche nel kenjutsu della scuola Ueno Shinkage Ryū, nel sōjutsu della scuola Manzaki Ryū ed inoltre era esperto di artiglieria ed equitazione.

Come il nonno Ryūsuke, anche Kumon si recò a studiare ad Iwakuni ove approfondì il Katayama Hōki Ryū con Katayama Honzō Hisatoshi, che gli riconfermò la leadership della scuola.

Più che per lo iaidō, Kumon – che fu uno dei soci fondatori del Dai Nippon Butokukai - divenne famoso come maestro di jujūtsu Shiten Ryū, tanto che nel 36° anno Meiji (1903) la sua reputazione era pari a quella di Totsuka Hideyoshi (maestro del Totsuka-ha Yoshin Ryū) e di Kano Jigorō (fondatore del Kodokan Judō).

L’attività di Kumon, hanshi del Butokukai, fu molto intensa.

Si calcola che dal 15° anno Meiji (1882) al 5° anno Taisho (1916) nell’Hoshino dōjō siano entrate 539 persone per lo iai, 218 per il naginata jutsu, 3362 per il kumiuchi e circa 300 per il Chadō, cerimonia del tè.

Nel marzo del 5° anno Taisho (1916), Kumon morì all’età di 73 anni.

Il figlio di Kumon, Hoshino Ryūta Saneshige, capitano di fanteria, divenne il successivo caposcuola.

In occasione della visita fatta dall’Imperatore Hirohito a Kumamoto nel novembre del 6° anno Showa (1931), Ryūta, anch’egli hanshi del Butokukai, mostrò 3 tecniche di Shiten Ryū kumi uchi: “Kotsu no atari”, “Nodo no uke”, “Mawari Ude”.

Nel 13° anno Showa (1938), Ryūta invitò a Kumamoto Katayama Busuke, l’ultima tradizione vivente della famiglia Katayama e ricevette la conferma della leadership dell' Hōki Ryū.

Nel periodo di ricostruzione sociale successivo alla seconda guerra mondiale, il popolo giapponese ha recuperato le tradizioni marziali che si erano conservate, a volte anche fortuitamente, nelle "memorie" pubbliche e private.

Da Kumamoto la famiglia Hoshino, i cui sōke erano membri del Dai Nippon Butokukai, rimasti gli unici rappresentanti dello iaidō Hōki Ryū, iniziarono a diffonderlo in tutto il Giappone.

Il caposcuola Hoshino Nobutoshi Saneaki, hanshi del Butokukai, succeduto a Ryūta, lasciò Kumamoto ed andò a vivere ad Ōsaka ove morì.

Le associazioni nazionali Zen Nihon Iaidō Renmei e Zen Nihon Kendō Renmei attinsero al patrimonio tecnico dell’Hōki Ryū per la costruzione dei kata seitei iai, procedendone ad una progressiva standardizzazione ed omologazione ai nuovi standard.

Contemporaneamente altri qualificati insegnanti, formatisi alla precedente scuola Katayama che oppure a quella Hoshino, diedero vita a proprie linee tecniche, spesso tra loro del tutto indipendenti.

Con Hoshino Ryūta, studiò il maestro Nakazono Yoshio di Kumamoto, il cui allievo Kumai Kazuhiko Sensei, hanshi 8° dan, ha introdotto negli anni ’70 l’Hōki Ryū iaidō e kumitachi in Italia, ove continua la tradizione con i suoi allievi della prima ora e dei gruppi da essi creati..

Oltre allo iaidō ed al kumitachi, da qualche anno i praticanti italiani hanno intrapreso lo studio del repertorio jūjutsu della Katayama Ryū sotto la guida diretta di Nakashima Atsumi sōke, con lo scopo di recuperare e salvaguardare la pratica della scuola nella sua forma più completa ed originale possibile.

nakazono kumai

Come già affermato, l'Hōki Ryū è stato in origine un sistema completo di combattimento ad uso della classe guerriera, comprendente, oltre allo iai, anche il kenjutsu, lo yari, il naginata, il jō, il kogusoku.

Il kogusoku - influenzato dalla scuola Takenouchi Ryū - è stato praticato come lo iaidō ed il kenjutsu dalla famiglia Katayama, fino al 9° caposcuola Katayama Busuke, morto nel 1944; nel tragico evento del bombardamento atomico di Hiroshima, avvenuto il 6 agosto 1945, scomparve anche il giovane 10° capofamiglia, Tsutomu.

Dal 1989, Nakashima Atsumi sōke ha recuperato il patrimonio tecnico relativo al "kogusoku" che dal 2002, grazie ai contatti diretti in con Nakashima sōke, è stato introdotto in Italia.

- Iwakuni 2002 -

iwakuni 2003

- Iwakuni 2003 -

iwakuni 2007

- Iwakuni 2007 -

iwakuni 2008

- Iwakuni 2008 -

In sintesi, dal punto di vista tecnico l'Hōki Ryū è un metodo completo di combattimento per samurai contro altri samurai, nella quale viene ricercata la massima efficacia col minor rischio possibile: azioni veloci, essenziali ma determinate sono le caratteristiche di fondo della scuola.

Ad Ascoli Piceno, a cura dell'Iso no Nami Dōjō, si studia il seguente programma:

 

Hōki Ryū iaidō Nakazono-ha (Kumai Kazuhiko sensei)

omote kata: osae nuki, kote giri, kiri tsuke, nuki dome, tsuki dome, shihō kane giri

chuden kata: hiza zume, mune no katana, ōkkake nuki, kaeri nuki, issa soku, mukō zume, naga rōka, kissaki gaeshi, shihō zume

kuden kata: kaishaku no tachi

oku iai: iso no nami, zengo no teki, uki fune, sayū no teki

kumitachi iai: (9 kata in coppia)

 

Katayama Ryū iai heihō (Niwata Yoshiho sensei - Wada Yuji sensei)

iai gokajo omote ura (iaidai)

ōhen hakkyoku (9 kata in coppia)

iai hakkyoku hen (9 kata in coppia)

tono mono (12 kata in coppia)

 

Katayama Ryū kogusoku (Nakashima Atsumi sensei)

tsuka dome

koshi no mawari

kumiuchi

atari

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